Il foulard della Sicilia color Oro ha una luce caratteristica del Barocco, come il colore di fondo dei mosaici di Monreale e della Cappella Palatina a Palazzo dei Normanni. Indossandolo ti abbraccia col tono caldo del sole siciliano sulla pelle in un giorno d’estate. Tutto è immerso in una tonalità, una sfumatura miele. È una stola o un quadrato di seta, un foulard capace di contenere il dolce e prezioso ricordo del viaggio. Sono tanti i particolari e i luoghi caratteristici: Cefalù, Taormina, Catania, le isole Eolie, le Egadi, Agrigento, Siracusa; si possono individuare i nomi arcaici delle località più esclusive e osservare l’antica divisione della Sicilia in tre valli: Noto, Mazara e Demona. Le minuziose descrizioni geografiche e botaniche sono incise sulla carta vergellata della mappa. Puoi accarezzare la seta col dito e disegnare il percorso delle tue personali scoperte.

L’oro raccontato oggi è quello di una aurora veramente vissuta e singolare, da rimanere per sempre nel cuore; un panorama incomparabile, osservato per la prima ed unica volta, che inconsciamente porti dentro e ricordi nei tuoi più bei sogni. Sale in più tappe, Renè Bazin, la prima è in una carrozza sgangherata e senza più imbottitura o ammortizzatori di sorta, percorre un sentiero di “lava rotta” che si inerpica, tra vigne e frutteti, verso la montagna nel periodo di fine estate. Raggiunge e si intrattiene con monsieur Adolfo Bartoli, alla “Casa Inglese”, rifugio – osservatorio costruito sull’Etna dal geologo e naturalista Mario Gemmellaro, nel 1804 a circa 2940 metri di altezza sul livello del mare. Il fisico toscano, docente presso l’Università di Catania, mentre fuori ci sono -3°C, parla della sua vita lì, quando l’inverno si fa freddo e l’osservatorio viene coperto dalla neve, Bazin annota:

(…) Su questo vulcano, in questo deserto di rocce e cenere nera, senza altra compagnia se non quella dei miei dipendenti, la vita sembra un po' triste! Ma, (…) ti assicuro che vivere ai piedi del cratere dell'Etna non manca di fascino. Osservo, a tutte le ore del giorno e della notte, paesaggi incantevoli mai visti. Ho, ai miei piedi il sole al tramonto, il levarsi della luna, nuvole di forme belle e singolari. Vedo la terra della Sicilia come da un faro, non è mai immobile. Il colore le dà movimento. E lo stesso vale per il cratere, per cause che ancora non comprendo, si tinge di sfumature che nessuno potrebbe descrivere, né dipingere, né (…) dimenticare.

Prosegue il viaggio a dorso di mulo, alle 2:00 di notte, con un freddo di tutto rispetto, il gruppo è dentro la nebbia con una sola lanterna. Ma le nuvole e il fumo del cratere non accennano a diradare. Il percorso si fa oscuro, ripido, difficile, la nebbia si condensa, deforma la luce e la percezione dei viaggiatori, non potranno godere del panorama in cui speravano, è troppo pericoloso, il tempo non accenna a mutamenti. Infatti li inonda la pioggia, ma lui non è infastidito, la studia:

Scendiamo in una nuvola di pioggia, è straordinario, ti assicuro, vederla cadere in questo deserto nero, si potrebbe dire come in un altro pianeta. Non fa rumore e non si lascia osservare. Le dune la bevono come fanno con la luce, senza cambiare sfumatura.

 Improvvisamente il vento muta e una obbligata rinuncia per le condizioni meteorologiche, da ricordare con un nodo alla gola, si trasforma in una nuova occasione che porta il protagonista ad un panorama d’oro, ricercato con tutte le proprie forze, negato dagli eventi e trovato per caso. All’alba di un giorno di settembre lo scrittore René Bazin, stende sulla carta del suo taccuino quel che ha provato: una incredibile, imprevista, bella sensazione:

Ma ora, con una di queste oscillazioni del vento sull'Etna, la nuvola sale rapidamente. In pochi minuti, è tesa sulle nostre teste, i suoi bordi descrivono un cerchio, come un paralume. E, sotto, ci appare la Sicilia, non interamente, come vista dall’alto, ma come da un grandangolo e con la stessa magia di colori. È l'unica occasione per osservare questo paesaggio. Il sole sta sorgendo. Tutte le montagne dalla base dell'Etna, sciolte e perse prima, nella nebbia del giorno, tutte le colline aggrovigliate che coprono l'isola della loro rete, ci appaiono in rilievo e riversano sullo stesso lato il loro pizzo tonalità lilla. Le più lontane sono come venature di un fiore d’iris. Si tuffano nel mare che è d'oro. E il mare si distingue a malapena dal cielo. Dov'è l’orizzonte? Lo sguardo non lo cerca più. Per un momento perdo la percezione di luoghi, forme, contorni. E l'anima si apre ad una nuova, strana, impressione infinitamente dolce, come se fossi trasportato nello spazio, tra campi di luce senza corpo.

Renè Bazin, Sicile – Croquis Italiens -, Calmann - Lévi Editeurs, Paris, 1904